UNO SGUARDO IN SALA DI PSICOMOTRICITA'

Un gruppo di bambini entra nella sala destinata al “laboratorio di educazione psicomotoria”.
Si siedono a terra rivolti verso la sala e gli occhi e la mente sono già in giro per lo spazio tra ricordi ed anticipazioni. Si tolgono le scarpe e indossano le calzine antiscivolo.

All’inizio, come rituale, a turno, i bambini possono raccontare quello che hanno fatto e vissuto durante la settimana (vi sono sempre degli episodi significativi per loro).
Nei primi incontri vengono ricordate le regole.
Al “VIA!” comincia il gioco e i bambini, spesso, con impeto invadono gioiosamente la sala.
Ma fermiamo la “moviola” nel momento in cui i bambini si dirigono ad utilizzare con “EMOZIONE” lo spazio.

Essi non hanno di fronte uno spazio vuoto (fig 1)
C’è un luogo con cuscini di gommapiuma rivestiti di stoffa colorata. (fig 2)

Il gioco vissuto in questo luogo interessa il corpo del bambino attraverso situazioni di equilibrio e disequilibrio, rotolamento, sprofondamento, scivolamento e caduta sui materassi morbidi, nascondino, distruzione e ricostruzione.

C’è il luogo del gioco sensomotorio composto di cavalletti, scale, piani elevati, piani inclinati e grandi materassi. (fig 3)

Il bambino può giocare ad arrampicarsi, scivolare, tuffarsi, saltare, rotolare, fare capriole.

C’è il luogo dei giochi di rappresentazione. Anche questo ha una sua attrezzatura specifica: c’è un telo che delimita lo spazio e che viene steso alla fine del momento di gioco corporeo e, di volta in volta, si sperimentano diversi materiali e linguaggi creativi, con fogli e colori, costruzioni in legno e pasta da modellare. Qui il bambino ritrova, a poco a poco, una dimensione reale, anche con la posizione del corpo che sta seduto e concentrato nell’esecuzione di disegni e costruzioni per lui significative, cioè caricati dell’esperienza e delle emozioni vissute precedentemente.

Riparte la “moviola”. I bambini in pochi secondi sono nel luogo scelto e ripropongono situazioni piacevoli sperimentate le volte precedenti o qualche nuova esperienza immaginata nel frattempo.

I più si dirigono verso la “montagna” di cuscini che crolla sotto un massiccio gioco di spinte: i bambini vi salgono sopra attratti dall’emozione che provoca la precarietà degli appoggi, il disequilibrio, lo sprofondamento…

C’è un’attivazione globale del tono muscolare e una ricchezza di emozioni. Successivamente, il gruppo si orienta prevalentemente verso lo spazio strutturato dell’equilibrio, del salto, del tuffo in profondità (luogo sensomotorio): c’è qui un controllo e una intenzionalità del movimento; c’è attesa, interazione…

Oppure il gruppo si cimenta nella costruzione dello spazio, con il materiale che prima aveva usato in maniera “energica e veemente”: nascono case, macchine, castelli, ponti, strade, personaggi quotidiani o immaginari. I bambini si parlano, progettano, si danno ruoli e regole (luogo del gioco simbolico).
Infine il gruppo viene orientato a raccontare l’esperienza vissuta con linguaggi diversi da quello del movimento globale del corpo (luogo della manipolazione, del disegno, della costruzione) e prendono il sopravvento le parole che nominano l’esperienza fatta e anticipano nuovi progetti. I bambini lasciano lo spazio dell’azione per esplorare lo spazio del pensiero: “dal piacere di agire al piacere di pensare” (B. Aucouturier).